Gli anni ’90 del XIX secolo erano caratterizzati da crisi degli imperi coloniali e da crescenti tensioni fra grandi potenze. L’Europa era sommariamente in pace da più di vent’anni dopo la conclusione dei grandi processi di unificazione nazionale di alcuni importanti stati ( Italia e Germania ) mentre infuriavano guerre e rivoluzioni alla periferia dell’Occidente all’epoca cuore pulsante dell’economia e della politica su scala globale. Gli Stati Uniti, dopo la guerra civile, stavano iniziando ad entrare nel club delle grandi potenze mentre un plurisecolare impero stava collassando ( Spagna ) ma nessuno presagiva l’imminente fine di un intero mondo. In quegli anni la tecnologia stava entrando massicciamente nella vita delle persone in misura non minore di come i telefonini ed internet stanno facendo a giorno d’oggi. I telegrafi si diffusero fin dagli anni ’80 mentre il cinema cominciò ad imporsi proprio negli anni ’90. Diverse scoperte ed innovazioni in diversi campi dello scibile umano determinarono l’instaurarsi di una visione ottimistica dell’evoluzione della civiltà da parte degli appartenenti ai ceti sociali più fortunati mentre crescevano,irrisolte, importanti disuguaglianze sociali. Ideologia e religione assunsero nuovi connotati per rispondere ai crescenti bisogni di una soluzione anche violenta. Gli anni ’90 del XIX ricordano, in modo sinistro e paradossale, aspetti fondamentali degli anni ’90 del XX secolo come,appunto, trionfo di alta tecnologia e profondi mutamenti derivanti con conseguenze importanti con in comune la facile manipolazione dell’opinione pubblica e l’uso strumentale di simboli culturali e religiosi per mobilitare e creare conflitti. Da notare che, proprio in quei anni, stavano per essere pubblicati vari romanzi del geniale H.G Wells con dubbi e certezze sui ritrovati della tecnologia per il destino dell’Umanità. La pace che regnava in Europa era però illusoria.
Lo sviluppo poderoso della Germania stava destabilizzando fragili equilibri economici minacciando gli interessi dei potenti ma invecchiati imperi coloniali così come oggi si assiste al confronto fra paesi emergenti e paesi in declino. Italia,appena riunificata con supporto britannico per contrapposizione a Francia ed Austria, si stava ritagliando un suo spazio nell’arena lanciandosi in una costosa avventura militare ( Etiopia ) e tessendo complicati rapporti diplomatici fra le grandi potenze non sempre in piena consapevolezza dei propri limiti di un paese timidamente avviato ad industrializzarsi. In quello stesso periodo si stava imponendo la corazzata intesa anche come strumento di proiezione di potenza a più dimensioni nella misura non diversa delle attuali portaerei. Le coste tornarono ad essere vulnerabili al formidabile potere distruttivo dei calibri navali e tutti i paesi più avanzati si industriarono ad ammodernare le difese, in particolare potenze minori che non potevano permettersi costosi programmi navali. Il Governo italiano ( Francesco Crispi ) stava studiando l’applicazione ai nuovi sistemi di fortificazione costiera con motori a petrolio e sistemi idraulici di grande potenza contro le Navi da Battaglia. Era ritenuta concreta la possibilità di un conflitto contro la Francia allora una delle principali potenze navali dell’epoca. Si valutarono diverse posizioni geografiche per tutelare aree di vitale importanza strategica come Taranto che si era guadagnata particolare valore per l’istituzione di porto militare con arsenale annesso proprio in quel periodo. Alcune batterie erano già realizzate a sua protezione ed insieme all’articolato sistema difensivo fu scelta l’isola di S.Paolo come sede per la costruzione di una Torre Corazzata di tipo Gruson per ospitare speciali cannoni antinavali. Nel 1895 furono elaborati schemi e disegni per ospitare due cannoni da 40 cm della britannica Elswick Work e tedesca Krupp protetti da calotta corazzata ( ghisa indurita ) e manovrabili a seconda delle esigenze con aiuto di potenti sistemi meccanici all’epoca di avanguardia. Si ricorreva all’ausilio di sistemi idraulici per permettere il movimento di rotazione ed elevazione del congegno combinando processi di pressione e scarico attraverso alberi e torchi meccanici. Il munizionamento era garantito da piattaforme sollevate da paranchi idraulici e le batterie ritornavano all’interno con variazioni di pressione immessa nei cilindri addetti. Il personale ( circa 40 uomini ) doveva trasferire munizioni su binari comunicanti le sezioni interne del complesso.
Le cannoniere Castore e Polluce fornirono supporto per il progetto mentre da La Spezia giunsero i cannoni e colossali gru da più di cento tonnellate furono impiegate per il trasferimento. Sull’isola di S.Paolo si erigeva una massiccia piattaforma abbinata con binari per preparare il trasferimento. I cannoni venivano integrati su una piattaforma mobile già adottata per la Torre Corazzata di La Spezia con una rotaia interna e supportata da diversi locali per personale e materiali. Il movimento offerto da congegni idraulici era determinato dall’alimentazione generata da motori a petrolio piuttosto che dalle consuete caldaie a vapore per il vantaggio di minore tempo di raggiungimento di livello di pressione adeguata.
Si noti che la calotta protettiva, ancora visibile, pesa più di 80 tonnellate solo per rendersi conto della vastità del progetto. La cupola veniva mossa da motrici a pressione idraulica di tipo Amstrong. La Torre si appoggiava alla batteria Ammiraglio Aubry tutte del medesimo progettista Tenente del Genio Emilio Marrulier.
All’interno vi erano locali che servivano il sistema in tutte le sue fasi di attività. Vi erano locali per motori a petrolio,dinamo,motrici,serbatoi e vasche per l’acqua, accumulatori idraulici, depositi per carrelli porta cariche. Le spolette ed inneschi erano in locali separati da quelli riservati per le cariche. Le munizioni,in custodie metalliche,si spostavano su binari comunicanti all’interno di piccoli vagoni tramite spinta del personale. Vi erano sezioni per macchine idrauliche per la rotazione della cupola corazzata. I corridoi comunicanti erano illuminati con energia elettrica. Il complesso era collegato non solo alla batteria ma anche alla struttura per ricoveri alla prova per personale e servizi generali. Tutto il complesso era disegnato per subire al minimo possibile l’impatto dei proiettili navali di grosso calibro.
In Italia si voleva realizzare un altra torre a Punta Maralunga ma poi non se ne fece più nulla e di conseguenza in tutta la penisola esistono attualmente solo due Torri Corazzate di difesa costiera ( La Torre Umberto I° in La Spezia e Torre Vittorio Emanuele II° a Taranto ).
Le Torri erano emblema di una concezione di guerra navale inesorabilmente superata dall’introduzione di una nuova arma all’epoca imprevista quale l’aeroplano all’alba del XX secolo. Le fortificazioni navali,ancor prima dell’uso miliare della nuova invenzione, erano state già argomento di dibattito in seguito agli avvenimenti della guerra russo-giapponese in cui si rese evidente l’inutilità di tenere chiusa una flotta contro un avversario determinato ed aggressivo. Le Torri Corazzate, un tempo ambiziosi esempi di ingegneria militare,erano già obsolete al momento della Grande Guerra divenendo,successivamente, piattaforme per arma contraerea di ben differente calibro e utilizzo generale. I piccoli ma efficienti Swordfish,superando senza problemi la già debole difesa contraerea, segnarono poi la fine definitiva della breve storia della Torre Corazzata di S.Paolo.